Azimut domenicale – La bellezza del cammino
“Non c’è niente di meglio; avanzare grazie alle proprie forze, un piede davanti all’altro ed entrare in una specie di oblio che allo stesso tempo è accresciuta presenza”
Tomas Espedal ha diffuso in questa pagina la bellezza cinestetica del cammino e della Natura. Un moderno Pascoli, un antagonista della mitologia urbana, in prosa.
Quando gli scarponi sono buoni, quando gli zaini non pesano troppo e non si sentono sulla schiena, quando i vestiti sono asciutti e non ancora fradici di sudore o pioggia, è bello camminare. Non c’è niente di meglio; avanzare grazie alle proprie forze, un piede davanti all’altro ed entrare in una specie di oblio che allo stesso tempo è accresciuta presenza; dimentichiamo che stiamo camminando, dimentichiamo l’atto stesso del camminare e gli sforzi del movimento, e al contempo la vista e l’udito sono più attenti, l’olfatto più fine, viviamo tutto con maggiore intensità. Un uccello si alza in volo, la luce del sole colpisce le cime degli alberi, il vapore si alza dal terreno. Una piccola macchia di anemoni dei boschi risplendono, Acqua che scorre, acqua silenziosa. Un torrente, la trota riposa dietro le rocce in un gorgo, beviamo l’acqua. Neve che si scioglie, impronte nella neve. Una coperta acquitrinosa, eriofori che ondeggiano al vento. Pensiamo meno quando camminiamo a lungo, scivoliamo nel ritmo della marcia e i pensieri cessano, si trasformano in concentrazione su quello che vediamo e sentiamo, quello che odoriamo; questo fiore, il vento, gli alberi, come se i pensieri venissero riplasmati diventando parte di quello che incontrano; un fiume, un monte, una strada.
Non passa molto tempo prima che gli scarponi sfreghino contro i piedi e che i vestiti si inzuppino di sudore e l’unica cosa che pensiamo è dove cercare riparo dal sole. Una dura salita, il caldo che brucia, abiti troppo pesanti, il peso degli zaini, i muscoli che fanno male, il cuore martella, il respiro pulsa, le gambe che prima si muovevano da sole ora non vanno più, le spingiamo, le costringiamo ad avanzare. Abbiamo una regola, un accordo di non lamentarci mai, di non lagnarci l’uno con l’altro; basta una sola espressione di disappunto quando la marcia diventa pesante per rovinare la giornata ad entrambi. Lamentarsi può compromettere un viaggio intero, lo sappiamo, camminiamo in silenzio. E’ questo silenzio a far sì che andiamo d’accordo, che insieme possiamo andare lontano, che ci sopportiamo senza quasi creare distanza; non c’è nessuna distanza tra noi se non quello che pensiamo e i cento metri che ci separano durante la marcia; camminiamo ciascuno per proprio conto, ognuno nel proprio silenzio.
Tomas Espedal Camminare, Ponte alle Grazie, 2009
Lago Scaffaiolo – Appennino Modenese - Foto di Valter Fini gentilmente concessa per amicizia di lungo cammino. Grazie.